L’Ungheria si trova di fronte ad un bivio energetico a causa del divieto dell’UE sul gas russo

Gli ultimi piani della Commissione Europea potrebbero avere un impatto importante sull’Ungheria, che dipende ancora molto dalle fonti energetiche russe. L’obiettivo dell’Unione Europea per il 2027 di eliminare completamente le importazioni di gas russo solleva seri interrogativi sulla futura sicurezza energetica e sulla stabilità economica dell’Ungheria. La nuova tabella di marcia, aggiornata nell’ambito del programma REPowerEU, non è solo un passo simbolico da parte dell’UE, ma definisce anche un percorso obbligato per gli Stati membri, compresa l’Ungheria.

L’economia energetica dell’Ungheria è stata fortemente dipendente dal gas russo per molti anni. Per decenni, le forniture a basso costo e via tubo hanno fornito una base stabile sia per l’industria che per l’approvvigionamento domestico. Sebbene negli ultimi anni sia iniziata una certa diversificazione (ad esempio, attraverso l’accesso ai terminali LNG), la quota delle importazioni russe rimane dominante. Secondo i piani di Bruxelles, l’Ungheria dovrebbe anche presentare una tabella di marcia concreta entro la fine del 2025, mostrando come ritirerà gradualmente il gas, il petrolio e le materie prime nucleari russe dal suo approvvigionamento energetico. Questo pone delle sfide significative, soprattutto se si considerano i settori ad alta intensità energetica dell’economia ungherese, come quello chimico e manifatturiero.

Budapest Hungarian flag hungary news
Foto: depositphotos.com

Impatti diretti: prezzi dell’energia e pressioni economiche

Per i residenti e le imprese, l’impatto più tangibile potrebbe essere l’aumento dei prezzi dell’energia. L’energia proveniente da fonti alternative, come l’LNG statunitense, è molto più costosa rispetto al prezzo attuale del gas russo da gasdotto. Secondo Index, l’aumento dei prezzi influirebbe indirettamente su quasi tutti i settori: potrebbe aumentare le bollette, rendere più costosi i beni e i servizi e ridurre il potere d’acquisto delle famiglie. Inoltre, la competitività delle aziende esportatrici potrebbe essere indebolita, dal momento che i costi dell’energia giocano un ruolo chiave nella competizione globale sui prezzi.

Ursula von der Leyen European Commission Western Balkans
Foto: FB/Commissione Europea

Dopo l’annuncio a Bruxelles, la reazione dei mercati è stata già evidente, con il fiorino che si è indebolito in modo significativo rispetto all’euro, superando quota 406. Gli analisti hanno detto che le preoccupazioni sul futuro delle forniture energetiche sono in parte alla base dell’indebolimento. Le importazioni di energia più costose peggioreranno il conto corrente dell’Ungheria, che dovrà pagare di più per l’energia importata, mentre i settori esportatori potrebbero trovarsi in una situazione più difficile. A lungo termine, ciò potrebbe rallentare la crescita economica, ridurre gli investimenti e aumentare le pressioni inflazionistiche.

Soluzioni alternative e il futuro dell’energia nucleare in Ungheria

L’Ungheria ha diverse direzioni possibili da prendere, ma tutte richiedono investimenti significativi e decisioni rapide. Una strada è quella di cercare fornitori alternativi, ad esempio espandendo le importazioni di gas dall’Azerbaijan, dal Qatar o dalla Norvegia. Un’altra opzione è quella di aumentare la quota di fonti energetiche rinnovabili come l’energia solare ed eolica, anche se questo richiede tempo e lo sviluppo di infrastrutture. Anche la cooperazione regionale potrebbe svolgere un ruolo importante, ad esempio nello sviluppo di infrastrutture energetiche congiunte con i Paesi dell’Europa centrale (ad esempio, interconnettori, stoccaggio comune, terminali LNG).

La situazione dell’Ungheria è ulteriormente complicata dal fatto che l’espansione della centrale nucleare di Paks (progetto Paks II) sarà realizzata con tecnologia russa. Le restrizioni imposte da Bruxelles potrebbero imporre anche restrizioni sui combustibili nucleari, il che potrebbe mettere in discussione la realizzazione del progetto o almeno renderlo significativamente più costoso. A lungo termine, ciò porrà nuove sfide non solo per la sicurezza energetica, ma anche per l’indipendenza della politica energetica ungherese.

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